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Se il Papa fa politica in Terra santa

5 giugno 2014 – CDT

Il Papa ha voluto politicizzare la visita in Terra santa. Ha invitato Abu Mazen e Peres in Vaticano al dialogo e a pregare per la pace; la stampa al seguito non ha fatto notare che Peres è in scadenza di mandato e fra pochi giorni non sarà più presidente; inoltre la carica di presidente, in Israele, è puramente onorifica. Quindi, se Peres andrà in Vaticano, ci andrà a titolo personale e senza legittimazione governativa o parlamentare. Fumo negli occhi. Il Papa ha anche parlato di pace con il Gran Muftì di Gerusalemme, quindi con quel signore che predica che gli ebrei sono nemici di Allah e che, pertanto, saranno sterminati dai musulmani. Non dimentichiamo il non secondario particolare che il Papa dichiara di essere il vicario di Cristo, cioè di Gesù, che era ebreo e che, se vivesse oggi, sarebbe, di conseguenza, fra coloro che il Gran Muftì vuole ammazzare! Poi l’abbiamo visto fermarsi a pregare davanti al muro di separazione che, da quando esiste, ha permesso di diminuire in modo drastico gli attentati kamikaze contro obiettivi israeliani. Casualmente, in quel punto del muro (che in realtà, in gran parte, è una rete metallica sorvegliata da telecamere e fotocellule), ci sono delle scritte, casualmente in lingua inglese, che paragonano Betlemme con il ghetto di Varsavia; Betlemme è governata dall’Autorità palestinese, comunica liberamente con i Territori palestinesi e nessuno vi è stato deportato.

Tornando al muro di separazione, mi risulta che ve ne siano centinaia al mondo, come quello di filo spinato di Ceuta e Melilla, come quelli fra USA e Messico (oltre 3.000 km), quello fra India e Pakistan, quello fra Thailandia e Malaysia (che ha lo stesso scopo di quello in Israele: impedire gli attentati islamici), come le barriere che l’Egitto ha costruito verso la Striscia di Gaza (!), ma stranamente l’unico che dà fastidio è quello che impedisce gli attentati islamici contro Israele, tanto fastidio che persino il Papa va a pregarci su. Infine il Papa è stato ad ascoltare il patriarca latino di Gerusalemme che paragonava Israele ad Erode e i palestinesi a Gesù. La Chiesa cattolica non aveva abbandonato la dottrina del deicidio da parte degli ebrei? Poi il Papa ha cercato di correggere il tiro chiedendo se siamo come Erode che respinse Gesù o come i pastori che lo accolsero, ma intanto la calunnia era stata pronunciata e lui era lì. Dal mio punto di vista se il Papa voleva fare politica avrebbe dovuto dichiarare il suo appoggio ad Israele, che è l’unico modo di sperare nella pace. Israele è l’unico Paese democratico della regione, l’unico in cui i cristiani possono vivere tranquillamente senza essere perseguitati. È inoltre un Paese nel quale il 20% della popolazione è araba e gode degli stessi diritti degli ebrei. Purtroppo, invece, si pensa di poter arrivare ad una pace impossibile dando credito e visibilità a chi, come Abu Mazen, scende a patti e vuol governare con Hamas, organizzazione ritenuta terroristica da tutti gli Stati occidentali, organizzazione che non riconosce il diritto all’esistenza di Israele. Occasione persa. Peccato.

Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino

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