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La Bibbia, il Corano e il jihadismo

CDT

Sul CdT del 13 agosto Carlo Silini scrive un articolo, dal titolo Con una Bibbia ti distruggerò, che mi ha lasciato molto perplesso. Nell’articolo si critica l’operazione di lancio di Bibbie «elettroniche» su territori dell’Iraq controllati dall’ISIS che una Chiesa evangelica svedese intende fare. Silini fa una serie di affermazioni, a mio modo di vedere, fuori luogo. Parto dalla fine. Scrive: «E anche nel Nuovo Testamento, se sei bravo a cercare, trovi versetti che potrebbero far pensare ad una sorta di jihad in salsa cristiana: – Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla Terra: sono venuto a portare non pace, ma spada! – dice Gesù nel decimo capitolo del Vangelo di Matteo. Il fatto è che se non contestualizzi i versetti della Bibbia, o le sure del Corano, gli fai dire quello che vuoi». Appunto signor Silini; lei rimprovera agli altri esattamente quello che fa lei: prende quello che probabilmente è l’unico scritto del Nuovo Testamento che consente di sostenere, peraltro piuttosto goffamente, la sua tesi, lo cita solo in parte, lo toglie dal contesto e lo interpreta in modo da appoggiare la sua argomentazione secondo la quale anche nel Nuovo Testamento possiamo trovare incitamenti alla violenza. Se poi vuol parlare di «jihad in salsa cristiana», mi citi per favore dove e quando dei kamikaze cristiani hanno commesso stragi al grido «Dio è grande» e a quali versetti del Nuovo Testamento potrebbero far capo per giustificare atti terroristici; io le posso, invece, facilmente, citare molti versetti del Corano che incitano alla violenza e all’omicidio ed i musulmani, purtroppo, non dispongono di un «Nuovo Corano» anche se il loro libro sacro è stato redatto oltre 500 anni dopo il Nuovo Testamento.

Scrive ancora Silini: «La logica che spinge alcuni gruppi religiosi a simili iniziative non è quella dell’aiuto umanitario. E questo è già grave, perché se si deve pensare ad un sostegno sensato alle popolazioni in guerra, occorre ragionare sui bisogni primari delle persone. Banalmente: ci sono milioni di stomaci vuoti da riempire e di corpi malati da curare. E sarebbe molto più giusto – anche dal punto di vista religioso – fornire loro beni assortiti di prima necessità invece che testi sacri cristiani. Sì, dare una Bibbia di carta (o in microchip) a chi ha fame, ha sete, è malato, ferito o perseguitato è assai meno biblico che dargli pane, acqua, farmaci e corridoi umanitari». Quel che dice il signor Silini è il suo punto di vista, che può essere senza dubbio condivisibile, ma non lo può far passare come «punto di vista religioso» o più biblico. Si ricorda cosa rimprovera Gesù ai suoi discepoli, nel passo di Matteo 26, in cui una donna gli versa dell’olio di gran prezzo sul capo? «I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: perché questo spreco? Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri! Ma Gesù, accortosene, disse loro: perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi; me, invece, non sempre mi avete». O del passo in cui il tentatore suggerisce a Gesù affamato di trasformare in pane delle pietre: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Silini finisce poi così il suo articolo: «Se proprio si vogliono usare armi spirituali c’è un modo più semplice: pregare. Quella, sia in casa islamica che cristiana, è l’unica arma religiosa accettabile. Si prega sempre «per», mai «contro» l’altro. Ma vallo a spiegare ai fanatici». Anche qui la Bibbia contraddice l’affermazione secondo cui l’unica arma religiosa accettabile sia la preghiera: si legga la lettera di Paolo agli Efesini cap. 6. Il pregare «contro», poi, sinceramente non l’ho capito e ancora meno capisco l’epiteto «fanatico» all’indirizzo di chi vuole diffondere il Vangelo che, invece, è esattamente quel che ha chiesto di fare Gesù: ciò che intende compiere la Chiesa evangelica svedese, contrariamente a quel che vuol far credere Silini, è perfettamente biblico; infatti i Vangeli di Marco e Matteo si concludono entrambi con l’ordine di Gesù ai suoi discepoli: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato». Gesù chiede dunque ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo, quindi anche in Iraq e nei territori controllati dall’ISIS, e chiede di farlo «ad ogni creatura», quindi anche agli iracheni, ai miliziani dell’ISIS, alle loro vittime, ai musulmani e a ogni altro essere umano. La Chiesa svedese lo fa in quello che probabilmente è l’unico modo in cui è possibile farlo da quelle parti, visto che andare di persona in un Paese nel quale i cristiani sono perseguitati e sono passati in pochissimo tempo da un milione e mezzo a duecentomila è un po’ un problema. E infine: chi mi dice che la Chiesa svedese in questione non faccia anche aiuto umanitario in Iraq, senza proclamarlo ai quattro venti? No, signor Silini, Con una Bibbia ti distruggerò è proprio un titolo meschino che tenta di far credere che ciò che compiono i terroristi islamici nel nome di Allah lo potrebbero fare anche i cristiani in nome di Dio. Proprio non ci siamo!

Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino

La risposta del giornalista

Egregio signor Pellegrini, ben vengano le opinioni diverse dalle mie, arricchiscono il dibattito civile e consentono ai lettori di confrontare argomentazioni diverse sulla stessa testata. Riguardo alla sua replica mi limito ad alcune osservazioni.

  1. Veramente io non interpreto il brano del Vangelo che ho menzionato, lo cito e basta per mostrare che, appunto, senza contestualizzazione, può apparire un invito alla guerra santa.

C. S.

  1. Purtroppo nella lunga storia del cristianesimo, per esempio al grido di «Dio lo vuole» durante le crociate, sono state commesse stragi per le quali i vertici della Chiesa cattolica hanno anche pubblicamente espresso il loro mea culpa. 3. Lascio alla valutazione del lettore se sia più biblico dare una Bibbia o del pane ha chi ha fame. Io non ho dubbi. 4. Non ho scritto e non penso affatto che chi diffonde il Vangelo sia un fanatico, anzi. Credo che la Bibbia resti un codice non solo religioso, ma anche morale che ha molto da dire pure ai non credenti.
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